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martedì 9 giugno 2015

La storia di Ignazio di Loyola: Il Santo che ha fondato La Compagnia di Gesù

La foto è presa in prestito dal sito amico, http:// www.donboscoland.it 
Buongiorno a tutti voi amiche ed amici, De Il Caffè.......  La 1à Tappa del Cammino Introspettivo per il Nuovo Sal prosegue. La prima del tappa del cammino appena citato, si concluderà salvo la necessità di altre proroghe il prossimo 12 giugno 2015.  Le tappe del Cammino sono per ora in totale 210.  Il Nuovo Sal  ( Universo Interiore) a la Fede come elemento fondativo. Oggi con questo post vi faccio conoscere meglio la vita di Santo Ignazio di Loyola. I cenni biografici sono presi in prestito dal sito amico, http://www.documentacatholicaomnia.eu/






 .   La storia delle origini della Compagnia di Gesù è in gran parte la storia di due
gentiluomini baschi, Ignazio di Loyola e Francesco Saverio. Saverio ha avuto la grande
fortuna di lavorare lontanissimo dalle contese d'Europa, e quella di morir giovane, per
cui il mondo, sia cattolico che protestante, gli ha perdonato facilmente d'essere stato un
Gesuita e lo ha amato semplicemente come uomo. Loyola, invece, il cui stesso nome
suona quasi come una sfida, ha vissuto i suoi giorni e buona parte delle sue notti al
quartier generale della crociata cattolica per la difesa spirituale dell'Europa. In un certo
senso, egli impersonava la crociata stessa, e gli avversari non gli hanno mai perdonato di
aver in gran parte fatto fallire i loro tentativi di espansione. Anche oggi, il massimo che
egli può chiedere ai libri di storia è che lo trattino con una misura di freddo riguardo
temperato da un garbato sospetto. Certa gente che non crede molto in Dio ha trovato per
lui una nuova formula: lo paragonano a Lenin, e basta. Ma bisogna studiare la copiosa
corrispondenza esistente tra Ignazio e Francesco per comprendere che, nelle linee
essenziali del loro carattere, erano straordinariamente simili fra loro: baschi fino all'osso,
pratici, tenaci, senza effusioni esterne, completamente dimentichi di se stessi. La loro
passionale ortodossia e la loro chiara visione della vita umana come un campo di
battaglia fra Dio e il demonio era un'eredità della secolare all’età della Spagna contro i
MorCome Ignazio, anche Francesco reca impresso il marchio della sua superba nazione e
dell'era tumultuosa in cui visse. Come Francesco, anche Ignazio è simile a una stella
che brilla nell'eterno dove non esistono né nazioni, né ere. Vedere nell'uno soltanto la
poesia della santità, e nell'altro soltanto la fredda prosa, vuoi dire non saper leggere
nell'evidenza. Sfondo della vita di entrambi era la Spagna delle ultime guerre contro i
Mussulmani e delle prime grandi scoperte, la Spagna di Isabella, di Colombo e di
Cortez. Questo, lo sfondo. Ma in primo piano cavalcava una versione basca del
dinoccolato cavaliere della Mancha.
Il nonno d'Ignazio avrebbe potuto servire da modello per l'immortale Don Chisciotte,
tanto aveva l'abitudine di andare alla carica contro i mulini a vento e di sfidare i suoi
pacifici vicini. Per spegnere questi ardori feudali, il re di Castiglia demolì la roccaforte
di Onaz di questo vecchio rodomonte e smilitarizzò il castello di Loyola. A Loyola
presso Azpeitia nella provincia di Guipùzcoa, nacque Ignazio, ultimo di tredici figli di
cui tre caddero nelle guerre spagnole in terra straniera.







Un mese dopo la riabilitazione ufficiale di Ignazio, lui ed i suoi compagni furono nominati, con bolla pontificia, insegnanti di dottrina cristiana in tutte le scuole per fanciulli in Roma. Ma più che non il governatore di Roma o lo stesso papa, fecero la fame ed il freddo, per procurare una larga udienza alla loro predicazione come essi desideravano. L'inverno del 1538 fu infatti così rigido da superare ogni primato di freddo in Italia. Dalla vigilia di Natale fino al 25 maggio, il paese rimase continuamente in preda al più feroce gelo fino allora conosciuto, accompagnato da bufere di neve e temporali. Ben presto il paese fu in preda alla carestia, ed in Roma stessa, per negligenza delle autorità, le persone morivano a centinaia per il freddo e per la fame. "Ovunque, nelle vie e nelle piazze, si vedevano i poveri ammucchiati, intirizziti dal freddo, e la notte morivano di fame abbandonati. A questo proposito, egli scriveva a Pietro Contarmi; "Sappiamo, in verità, che questo non ci darà completa immunità da abusi per l'avvenire, ne mai abbiamo cercato una tale immunità... Mai ci sentiremo turbati, con l'aiuto di Dio, al vederci descritti come ignoranti, come uomini senza cultura, incapaci di parlare la lingua, e nemmeno se ci sentiremo chiamati uomini cattivi, ingannatori ed esitanti. Quel che ci rattristava era che la dottrina medesima che predicavamo fosse dichiarata cattiva, e cattivo il nostro modo di vivere, mentre ne l'una ne l'altro sono nostre, bensì di Cristo e della sua Chiesa. Ma basta di ciò...



Non v'era alcuno che si occupasse di loro, nessuno che desse loro un asilo, nessuno che
avesse pietà della loro miseria. Anche la carità era vittima del gelo. I preti pellegrini
vivevano allora nella loro terza dimora romana, un edificio pericolante in cui si diceva
comparissero gli spiriti, presso la Torre del Melangolo ove si trova attualmente il
palazzo di Mario Delfini. In questo raccolsero la povera gente uscendo la notte per
cercare nelle piazze e portarla a casa e lavar loro i piedi. Mettevano i malati nei loro
stessi letti, e per gli altri andavano a mendicare bracciate di fieno e paglia dai loro amici,
come pure andavano a chiedere il cibo necessario e il combustibile, portandosi tutto
sulle spalle per le strade. A volte avevano fino a tre o quattrocento ospiti, pigiati sotto al
loro tetto, e tutti nutrivano e confortavano, iniziandoli amorosamente al loro segreto di
consolazione. Oltre a questi ospiti occasionali, i Padri portavano anche il loro aiuto a
circa duemila altri poveri che morivano di fame nelle loro catapecchie, dando loro quel
denaro che Ignazio aveva ricevuto per mantenere i suoi confratelli, finché in casa non
rimase più nemmeno un quattrino.
I dieci uomini avevano offerto i loro servigi al papa, e questi li aveva accettati di buon
grado ma, almeno sino ai primi mesi del 1539, conservarono sempre una piccola
speranza di poter partire in pellegrinaggio per Gerusalemme.







Buona Lettura lettura a tutti.......... e lasciate un segno della vostra visita a questo blog. 

Da 


Zì Nanni



2 commenti:

  1. Interessante. Sempre nominato nei testi di storia e letteratura... ma sostanzialmente non è così approfondito :)

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    1. Ciao Ines sono felice che sei qui. Io ho molto molto appassionato della vita e anche la storia di questo Santo. Se ti piace vuol che ho seminato bene. Baci Baci Giovanni

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